A Brera per “dialogare” su “Il Cristo morto”

da | Set 23, 2016

L’occasione di un ritorno alla Pinacoteca di Brera è stata l’esposizione dei capolavori del secondo “dialogo”, quello tra “Il Cristo morto” di Andrea Mantegna (1480 ca.),   “Il Cristo morto con gli strumenti  della passione” di Annibale Carracci (1583-1585) e “Compianto su Cristo morto” di Orazio Borgianni  (1615).
Tema evidente:  il Cristo deposto dalla croce. Tema “colto”: la prospettiva del corpo, presa all’altezza dello sguardo  e con i piedi in primo piano utilizzata dai tre pittori.

Sono arrivata in una calma sera di fine estate, quando la luce del giorno si smorza e attenua i contorni delle strade, delle case. Nel cortile della Pinacoteca il Napoleone di Canova  sembrava meno imponente, i suoi contorni si stemperavano nella luce del tardo pomeriggio.  Su tutto regnava un senso di calmo appagamento per la giornata che stava finendo, regalando  un ultimo guizzo di bellezza.

Pinacoteca Brera

I tre capolavori a confronto erano, comprensibilmente, il punto di maggiore affollamento della pinacoteca.

pinacoteca brera

Io avevo già fatto  la mia scelta. Conoscevo da tempo quello di Mantegna. L’avevo visto diverse volte affiancato alla “Pietà” di Giovanni Bellini, e sempre tra i due mi aveva incantato quest’ultimo, specie l’incontro tra i due visi, simili e complementari: quello della madre e quello del figlio.

Quasi un riflesso doloroso di uno nell’altro. Una  somiglianza che andava al di là delle fattezze fisiche, con quella vicinanza, quello sfiorarsi di occhi, di nasi, di labbra. Anche questa volta mi ha intenerito, commosso, come sempre.

bellini pietà

Lì vicino Mantegna, ospite d’onore del ”dialogo”, aspettava i visitatori proponendosi  frontalmente, quasi ad impedire che lo sguardo corresse prima sui due comprimari, ai suoi lati.

Un’immagine forte, che non lascia scampo alla ineluttabilità di ciò che è accaduto. La morte è “successa”, non c’è più nessun’altra possibilità. Il corpo (ma anche le tre figure dolenti che lo piangono nell’ombra) sembra lui stesso una lapide mortuaria. Freddo, senza  i colori della vita. L’ho sempre trovato molto massiccio, quasi scolpito nel marmo, inquietante.  Una impressione forte, che non mi permette la commozione.

mantegna cristo morto

Alla sua sinistra il compianto di Borgianni.  Di scuola caravaggesca,  è connotato da un intenso  gioco di luci e ombre.

Borgianni cristo morto

Anche qui il volto del Cristo, dalle labbra socchiuse, quasi nell’abbandono del sonno,  è rivolto verso la madre, lasciando “solo”  San Giovanni, estraniandolo dalla loro intesa.  Ma non raggiunge l’intensità  della “Pietà” di Bellini.

Il  vero “dialogante” con Mantegna è però Carracci. Il suo capolavoro ha lasciato la Staatsgalerie di Stoccarda per mostrare a Brera ciò che lo separa da Mantegna, più che ciò che lo unisce.

carracci cristo morto

Qui il Cristo è solo, nella solitudine di una morte straziante e violenta. Il suo corpo deposto dalla croce reca nella carne i segni della sofferenza e di una morte che non ha tolto al suo viso l’ultimo lascito della vita: i suoi colori. Il volto porta i segni dell’angoscia, non ha la compostezza e la dolcezza di quello di Borgianni.

carracci cristo morto

Le piante dei piedi sono sporche, appartengono a un uomo che ha dovuto camminare scalzo.

carracci cristo morto

Dal corpo straziato da quegli arnesi di tortura che sono rimasti lì accanto continua a uscire del sangue,  che imbratta il lenzuolo funebre e cola dalla corona di spine.  Sangue in primo piano a indicare la brutalità di quella morte. Una morte che  non ha acquietato il volto del defunto. La bocca socchiusa senza dolcezza,  il capo piegato quasi a forza, il corpo imbrattato di sangue e ritorto in una posa non naturale. Tutto esprime l’atrocità della violenza subita.
Un povero corpo abbandonato al suolo, che nessuno ha ricomposto.

Il  corpo del Cristo del Mantegna è già stato ripulito, non reca tracce di sangue. E’ composto nella rigidità definitiva, irrevocabile che precede la sepoltura. E’ un corpo pronto per il compianto, per l’ultimo addio. Adagiato sulla pietra, il capo appoggiato a un cuscino, il lenzuolo che lo copre, drappeggiato con cura.

Borgianni  non evidenzia la violenza della morte. Unico segno della passione un lungo chiodo in primo piano, quasi  una presenza estranea. Le ferite sulle mani e sul costato sono appena accennate. Non sanguinano più. Il corpo ricomposto sul letto funebre, coperto dal lenzuolo pulito.

Drammatica è l’evidenza della tortura sofferta dal corpo del Cristo del Carracci. E’ un corpo sfinito dal dolore, abbandonato nella morte senza pietas. Scomposto nella posizione, non è evidente dove sia stato adagiato senza cura.  La morte non ha ancora irrigidito il corpo da cui sgorga ancora il sangue, copioso, che macchia il telo su cui è stato messo il cadavere e il lenzuolo gettato a ricoprirlo in parte.

Un bellissimo, intenso, drammatico dialogo.

 

Per visitare la Pinacoteca di Brera

Pinacoteca di Brera
via Brera, 28 – Milano
tel. +39 02 722 63 264 – 229
pin-br@beniculturali.it

 

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