“Monselice è la città più pittoresca che ho visto in Italia. Su una collina c’è il rudere di un antico castello, e di lì sovrasta un panorama splendido e straordinario”. (Ralph Waldo Emerson, 31 maggio 1833, trad. it. Dalla Sicilia alle Alpi)
Monselice, prima tappa del nostro itinerario tra le città murate della bassa padovana, è caratterizzata da mura e torri che alternano merli guelfi e ghibellini, testimonianza di tempestosi cambiamenti di signorie ed alleanze politiche prima di diventare territorio della Serenissima Repubblica di Venezia.
Molti secoli prima il colle che sovrasta Monselice fu fortificato dai Longobardi che, succeduti ad insediamenti romani e bizantini, nel VII secolo vi costruirono il nucleo di quella che diventerà la Rocca Federiciana, dal nome di Federico II di Svevia, il cui vicario Ezzelino III da Romano completerà le opere di difesa della città con un Mastio sulla sommità del colle e la Torre Civica.
Più volte fortificata, la Rocca nel XIV secolo contava un sistema difensivo di ben cinque cerchie murate con due “rocchette”: la Rocca di S. Giorgio e la Rocca di S. Pietro, purtroppo completamente distrutta dalla cava di trachite, la pietra che lastrica le calli veneziane e piazza San Marco.
Della presenza longobarda a Monselice restano i reperti conservati nell’Antiquarium Longobardo, dove sono conservati alcuni resti provenienti dalla necropoli scoperta sul colle della Rocca: corredi funerari, armi, oggetti personali e una crocetta in lamina d’oro, decorata con motivi animalistici intrecciati, dello stile di quelle che abbiamo visto a Cividale e a Pavia.
Castello Cini: rivivendo la storia
Poco distante dall’Antiquarium Longobardo, tra glicini in fiore saliamo verso il maestoso Castello Cini, dal nome del suo ultimo proprietario che con cura filologica volle restaurare ed arredare il complesso, rovinato e razziato nei secoli, con mobili ed arredi provenienti da tutta Europa ma rigorosamente appartenenti all’epoca dei vari ambienti che sono stati ricostruiti al suo interno. E’ forse l’unico castello completamente arredato con mobili d’epoca.
Iniziamo la visita dall’armeria nell’antica Torre di Ezzelino, cuore della fortificazione, con esposte armi di diverse epoche,
per poi passare al piano superiore, adibito ad appartamento privato di successivi signori, dove troviamo un primo esemplare di armadio, ottenuto sovrapponendo due elementi trasportabili.
Una evoluzione delle cassapanche usate all’epoca.
Il Salone d’onore, con le decorazioni delle pareti a scacchi bianchi e rossi, ricorda la signoria della famiglia padovana dei Carraresi. Arazzi e suppellettili arricchiscono gli ambienti, dove non mancano statue ed affreschi riproducenti la Vergine, a ricordo del sentimento religioso dell’epoca.
Bellissimi e inusuali i grandi camini dei saloni e delle camere, dove ammiriamo il più bel camino esistente dell’epoca carrarese con la tipica forma a torre ed uno a “becco d’anitra”, con la grande cappa scanalata.
In una sala vediamo un soffitto magnifico. Tra le travi decorate, riquadri con moltissime figure di animali, un vero repertorio “enciclopedico” della fauna locale.
Dalla cucina, con utensili e stoviglie d’epoca, si esce nel bel cortile, un vero campiello veneziano con al centro il pozzo e una parete decorata con formelle di angeli musicanti, a ricordare la spettacolare acustica del luogo, che lo rendeva un piccolo teatro musicale naturale.
Una trifora veneziana sulla facciata del corpo centrale ricorda il periodo del dominio della Serenissima, quando i due corpi laterali, più antichi, vennero uniti dando uniformità a questo straordinario complesso che ha attraversato i secoli, passando da rozzo insediamento militare a dimora estiva di nobili casate veneziane.
La nobiltà veneta in villa
Raffinate dimore della nobiltà veneta sono anche la cinquecentesca Villa Nani Mocenigo, dal muro di cinta sormontato da nani (richiamo al nome della casata), di cui si travede la scenografica scala d’accesso mentre ci avviamo alla Via Sacra delle Sette Chiese.
Sei cappelle e il Santuario alla fine del percorso costituiscono un piccolo Sacro Monte privato, proprietà dei conti Duono, ambasciatori della Serenissima presso lo Stato Pontificio, che ottennero l’autorizzazione a edificarlo con speciale bolla papale che accordava al santuario le stesse indulgenze concesse ai pellegrini alle sette basiliche di Roma, come ricorda l’iscrizione sulla Porta Santa, il portale d’ingresso al percorso devozionale: Romanis Basilicis pares (di pari dignità delle basiliche romane), preceduto dalla Porta dei Leoni.
Costeggiamo le cappellette, ognuna con il nome della basilica romana raffigurata sullo sfondo della pala d’altare, della bottega di Palma il Giovane.
La settecentesca Villa Duono chiude con un bel colpo d’occhio la leggera salita. Da un lato la villa più antica, adiacente al Santuario contenente numerose reliquie di santi, tra i quali San Valentino, portate da Roma per aumentare il prestigio del casato.
Una antica tradizione vuole che il 14 febbraio venga donata ai bimbi più piccoli una chiavetta d’oro per proteggerli dall’epilessia e per aprire le porte del Paradiso ai neonati morti senza essere stati ancora battezzati.
Sul lato opposto una bella esedra, una scenografica gradinatacircolare, decorata con statue, destinata agli spettatori degli spettacoli che si tenevano davanti alla villa.
I versi di Giorgio Bassani ci accolgono sul belvedere sulla pianura, mentre ritorniamo verso il centro : “Monselice, colle celeste / fronte pura e lontana / ricordo, di te, fra le meste / casupole, una fontana”.
Monselice moderna
Sarà proprio una fontana, quella straordinaria di Mario Botta, l’ultima meraviglia che ci regala Monselice.
Di fronte all’ex chiesa di San Paolo, affacciata a strapiombo sulla piazza, una incredibile oasi di acqua ci invita a una sosta. Ci sediamo di fronte all’ulivo al centro della vasca, degradante verso l’interno come un enorme imbuto dove scompare saltellando l’acqua che ricomparirà uscendo dal muro perpendicolare al fondo della strada.
Un’opera modernissima, terminata nel 2009, che integra meravigliosamente l’ambiente medioevale di piazza Mazzini, dai portici bassi, la loggetta che fronteggia le mura e la Torre Civica con la bellezza della contemporaneità, già presente nel vicino Museo delle Rarità di Carlo Scarpa.
Abbiamo goduto la bellezza di Monselice grazie a…
Un grazie per averci accompagnato e fatto conoscere le bellezze di Monselice a GAL Patavino e a Claudia Baldin, la nostra simpaticissima guida che ci ha fatto amare questa meravigliosa città.
Per arrivare a Monselice
Monselice è raggiungibile daPadova o da Bologna www.trenitalia.it
Per visitare Monselice
Noi abbiamo dormito…
La nostra scelta è caduta sul piccolo Hotel La Selce, a pochissimi minuti dalla stazione ferroviaria. Immerso nella quiete della campagna, offre stanze comode, molto pulite e un bel giardino dove sostare. Accoglienza cordiale.
Hotel La Selce
via Sottomonte, 1 . Monselice – tel. 0429/782580
laselce@libero.it
… e mangiato
Ottimi gelati nelle due gelaterie del centro, in piazza Mazzini.
Cena a Villa Contarini, poco distante dal centro, seguendo il canale, in via G. Verdi, 4 – tel 0429 72291
Succulenti spaghetti allo scoglio con grande varietà di frutti di mare e pinsa romana, una antenata della pizza, preparata con farine di orzo, miglio e farro. Morbida all’interno e croccante all’esterno è molto gustosa e molto digeribile.