“Terra senz’ombra”, è la definizione data da Pietro Donzelli, fotografo milanese affascinato dalla bellezza sottile e conturbante del Polesine.
Un Polesine rigorosamente in bianco e nero, come i ricordi degli anni Cinquanta che rivivono nelle immagini poetiche, evocative, a volte struggenti della mostra dedicata da Rovigo al fotografo milanese e alla sua decennale ricerca tra le genti e i paesaggi di una terra difficile, spesso condannata alla miseria e alla emigrazione forzata.
E’ il paesaggio del Polesine il vero protagonista dei suoi scatti. Anche quando compaiono volti o figure, o quando (raramente) volti e figure riempiono lo spazio, sembrano piuttosto particolari, al massimo complementi di un paesaggio che sembra svanire nelle nebbie della pianura o venire racchiuso nelle acque del delta del Po.
Acque sempre presenti, da cui dipende la vita ma anche la precarietà del destino di chi vive su una terra ingenerosa, che spesso non lascia altra scelta a chi la abita se non quella di abbandonarla.
E allora anche le immagini delle povere cose di un quotidiano stentato diventano evocazione delle acque che sempre minacciano di travolgerle e le immagini degli alluvionati, degli emigranti alla stazione di Rovigo o del riposo festivo non possono che rimandare a quelle acque che hanno deciso e continuano a decidere la loro sorte.
Il lavoro sul Polesine di Pietro Donzelli ha il raro pregio di essere la sintesi tra poesia e documento, così come veniva configurandosi l’arte della fotografia negli anni a metà del ‘900, gli anni del Neorealismo che produsse bellissime opere cinematografiche, anche ambientate nello stesso Polesine amato da Donzelli.
Donzelli nel Polesine percepiva un “silenzio che sembrava musica”, coglieva la bellezza di un paesaggio che lo faceva “tornare e ritornare” in luoghi “di cui voleva scoprire la vera genuina natura […] lo si è visto, nella calura dell’estate, andare lungo gli argini, a piedi o in bicicletta, su quelle strette piste di terra battuta rubata all’erba stopposa dei canali. Il Delta gli è entrato dentro, ne parlava come di un amore intimo, geloso, sofferto, gli piaceva quella natura piatta ma nello stesso tempo tormentata, quella gente schiva, di poche parole” [dal saggio introduttivo del catalogo].
Frutto di questo amore così intenso le sue “… composizioni che catturano visioni di perfetta chiarezza e geometria” [da un testo della mostra].
Como un sentiero in mezo a un mare morto
‘na strada bianca. Questa xe la vale.
Acqua, silenzio, un volo de cocale,
de sora a tuto un cielo ciaro-smorto.
Come un sentiero in mezzo a un mare morto,
una strada bianca. Questa è la valle.
Acqua, silenzio, un volo di gabbiani,
e sopra a tutto un cielo chiaro, smorto.
Vuoi visitare la mostra sul Polesine?
La mostra Pietro Donzelli. Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni Cinquanta, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con la collaborazione di Silvana Editoriale è curata da Roberta Valtorta.
E’ visitabile a Rovigo a Palazzo Roverella fino al 2 luglio 2017.
Catalogo di Silvani Editore con un importante saggio introduttivo su Pietro Donzelli e il dibattito sulla fotografia in Italia negli anni Cinquanta a cura di Roberta Valtorta e Renate Siebenhaar.
Rovigo, come arrivare e cosa visitare
Rovigo è raggiungibile da Padova e da Bologna con treni regionali di Trenitalia.
Da visitare la pinacoteca di Palazzo Roverella e la collezione di arte contemporanea a Palazzo Roncale. Entrambi ai affacciano su piazza Vittorio Emanuele II, con la bella Loggia dei Nodari.
I resti di due torri medioevali testimoniano il passato estense della città.
Per info storiche, ambientali e turistiche su Rovigo e il Polesine vedi www.polesineterratraduefiumi.it
Crediti
L’immagine di copertina e le tre foto di Pietro Donzelli sono tratte da http://studioesseci.net/mostre/pietro-donzelli-terra-senzombra-il-delta-del-po-negli-anni-cinquanta/#cartellaStampa
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