Cosa ci fa una bandierina della Turchia su una finestra di Moena, la “fata delle Dolomiti”?
È quello che ci siamo chiesti girovagando, anzi vagabondando, per le stradine della parte vecchia di questo bel paese della Val di Fiemme, mentre aspettavamo la navetta che ci avrebbe portato al Passo San Pellegrino.
Dapprima non ci abbiamo fatto molto caso. Si appendono tante cose alle finestre, così, per decorarle, magari in maniera un po’ stravagante. Ma poi, poco più in là, ecco una Strada de Turchia!
A questo punto non può essere una coincidenza. Meglio indagare!
A Moena c’è un Rione Turchia!
Ci inoltriamo per la Strada de Turchia e troviamo un tabellone con tanto di storia del “Rione Turchia”.
Un tempo, così è scritto, questo rione si chiamava Ischiacia (cioè palude, canneto), dato che era una zona acquitrinosa a sinistra del torrente Avisio. Il nome appare su antichi documenti, tra cui l’inventario redatto nel 1580 dei beni dell’Ospizio che un tempo si trovava al Passo San Pellegrino e di cui resta un vecchio edificio.
E poi? Come è diventato Rione Turchia? Come tutte le vecchie storie, l’origine si è persa nel tempo e i ricordi si sono confusi, forse sovrapposti. Perché di “storie” sull’origine del nome ce ne sono addirittura quattro. Ve ne raccontiamo solo due, quelle che ci piacciono di più.
Storie (o leggende?) del Rione Turchia
Pare che nel rione Ischiacia (o Ischiazza) fosse nato un francescano, missionario in Oriente e morto in Egitto. Un pittore lo ritrasse vestito “alla turca” e questo suo ritratto, esposto nella casa dei parenti, impressionò talmente gli abitanti di Moena, da dare il nome dapprima alla “fontana alla Turca” davanti alla casa, e poi all’intero quartiere.
La storia che ci è piaciuta di più è però questa. Siamo nel 1683 e le truppe turche al comando del Gran Visir Merzifonlu Kara Mustafa Pasha stringono d’assedio Vienna.
La vittoria degli eserciti cristiani, ottenuta grazie all’intervento decisivo del re di Polonia Jan Sobieski, il Leone di Lehistan, costerà la testa al Gran Visir sconfitto. L’esercito ottomano fugge disordinatamente. Il Gran Visir nella fretta della fuga abbandona ingenti ricchezze e 150 concubine!
Tra i fuggitivi turchi anche un semplice soldato, che arriva a Moena ormai sfinito. Potrebbe venire ucciso, ma gli abitanti del rione lo accolgono e gli danno riparo. Da qui il nuovo nome di Rione Turchia datogli dagli altri abitanti di Moena, forse in senso spregiativo.
Una bella storia avventurosa, forse romanzata. Ci piace molto che un soldato nemico, ormai inoffensivo, venga accolto e protetto. Un bel finale per una storia di guerra.
E oggi cosa resta al Rione Turchia?
Oggi restano colorati costumi di foggia orientale da portare a carnevale, quando sfilano il Sultano, i Giannizzeri e l’harem.
Resta anche una curiosa tradizione: la bastìa. Se una giovane del Rione Turchia sposa un “forestiero”, questi viene dapprima ostacolato e poi dovrà pagare un dazio simbolico per poter “portare via” la sposa!
Nel Rione Turchia non ci sono solo vecchie storie, ma anche vecchie botteghe d’artigiani
e antiche costruzioni rustiche, i caratteristici tabià un tempo adibiti a stalle e fienili,
che conservano intatto il fascino di quando Moena non era ancora un centro di vacanza ma solo uno dei bei comuni della “Magnifica Comunità di Fiemme”.
Come arrivare a Moena e al Rione Turchia (magari per carnevale)
A Moena si arriva
-da Trento Trentino Trasporti Via Innsbruck 65 -38121 TRENTO -Tel. 0461-821000
-da Belluno con la linea 71 di Dolomitibus
-da Milano, escluso il giovedì, con Autostradale tel. 02-33910794
Gli orari variano a seconda dei mesi e dei giorni della settimana. Vivamente consigliato informarsi telefonicamente e non solo consultando le pagine internet, che a volte non riportano eventuali cambiamenti di orario.
Per ogni altra informazione consultare il sito della Val di Fassa www.fassa.com e rivolgersi a:
Ufficio Turistico Moena – Piaz de Navalge 4 Tel. 0462.609770 aperto: 8,30-12,30 /15,00-19,00 (orario estivo) – infomoena@fassa.com
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