Arte che svela l’ambiguità nascosta in ciò che si crede reale. È l’obiettivo di Una tempesta dal Paradiso, sedici lavori di artisti del Medio Oriente e del Nord Africa in mostra al GAM (Galleria di Arte Moderna) di Milano fino al 17 giugno 2018.
Un titolo ponte tra arte e critica sociale ad aspetti della contemporaneità. Una tempesta dal Paradiso è infatti una citazione dalla descrizione di Walter Benjamin alla stampa Angelus Novus di Paul Klee.
“C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le ali distese.
L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle.
Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine cresce davanti a lui al cielo.
Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”.
Di questa tempesta, le opere esposte vogliono mostrare il volto.
Le opere-provocazione di “Una Tempesta dal Paradiso”
Introduce il Corrimano di Banca dell’egiziano Hassan Khan (riproduzione del corrimano esterno della sede centrale della Banca d’Egitto MISR al Cairo) libero dalla sua funzione di aiutare la salita e la discesa sembra fluttuare, assumendo nuovi significati.
Il rimando tra realtà e finzione continua con il video In Transit di Lida Abdul, tra sorriso e intenso coinvolgimento dello spettatore.
Siamo a Kabul, capitale dell’Afghanistan, uno dei luoghi più martoriati nella lunga guerra che per un decennio distrusse il paese. Ma l’innocenza e la fantasia dell’infanzia superano gli orrori della realtà e un gruppo di bambini, a cavallo della fusoliera, cerca di riparare con delle corde un aereo militare sovietico abbattuto.
Verità nascoste sono rappresentate da forme oniriche, tra figure umane che si prolungano in forme grottesche.
Ma una Tempesta Spira dal Paradiso di Haertzadeh (che dà il nome all’intera mostra), si ispira alla mitologia persiana ma utilizza gli strumenti del presente: fotogrammi stampati da YouTube e notiziari televisi. Risultato? Un’astrazione grottesca di immagini contemporanee, nella loro inaffidabilità.
La verità nascosta della realtà
Il colpo d’occhio su una parete che sembra affollata di libri, mi richiama alla mente le biblioteche del deserto dell’Africa sahariana e saheliana, tesori di un sapere secolare di storia, scienza, cultura che tanto contrasta con l’immaginario europeo delle popolazioni del Nord Africa.
Una verità nascosta, come illusoria è la mia percezione. Quei volumi tutti uguali non sono quello che sembrano. I 354 libri esposti su 177 mensole di metallo sono Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance.
Joana Hadjithomas e Khalil Joreige presentano le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah, “a dimostrazione del sottile confine tra mito e realtà”.
A terra il modello in rame in scala di una colonna, parte del progetto Studi sul Patrimonio #10 di Iman Issa, parte di una serie di installazioni di oggetti ed opere d’arte del passato nei quali l’artista cerca un significato per il futuro.
Drammaticamente reale è l’esperienza dei bambini costretti ad emigrare in Turchia, evocati da Gülsün Karamustafa’ con Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito, un mucchio di magliette bianche, chiuse da incroci di filo nero, quasi a sigillare ogni possibilità di evasione dalla realtà. La dura realtà dei migranti, l’impatto drammatico che sulla vita delle persone hanno i grandi eventi epocali.
Città colpite dalla Tempesta dal Paradiso
Guerre e turbolenze sociali si uniscono alla precarietà geologica di città martoriate dall’uomo e dalla natura (segnate in rosso le faglie della roccia su cui si appoggiano) e rappresentate dal libanese Ali Cherri (Trembling Landscapes – Makkah) con mappe ottenute da riprese aeree, di fronte a un modellino realizzato con grani di cous-cous dall’algerino Kader Attia.
Il modello rappresenta l’architettura della città di Ghardaїa.
Esposti il certificato che dichiara la città patrimonio Unesco e i ritratti di Le Corbusier e Ferdinand Pouillon, padri dell’architettura moderna, che hanno rielaborato elementi dell’architettura mozabita senza ammettere la fonte della loro ispirazione.
Tempesta dal Paradiso: la devastazione ambientale
Un itinerario denso e ricco di spunti per una riflessione non superficiale, che si chiude con la spettacolare installazione dell’iraniano Abbas Akhayan Studio per un monumento.
Appoggiati sul pavimento su teli bianchi, quasi resti umani su improvvisati sudari, stupendi calchi in bronzo di piante native dei sistemi fluviali mesopotamici del Tigri e dell’Eufrate suggeriscono la devastazione ambientale causata dalla guerra irachena.
Un’ultima visione di catastrofe , “che accumula senza tregua rovine su rovine”.
“Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta”.
Dove e quando visitare Una Tempesta dal Paradiso
Fino al 17 giugno al GAM (Galleria di ArteModerna) presso la Villa Reale di via Palestro, 16 a Milano.
Lunedì chiusa
Tutti i restanti giorni dalle 9,00 alle 17,30
In concomitanza con Una Tempesta dal Paradiso si può visitare con lo stesso biglietto sia le collezioni permanenti del museo che la mostra Boldini. Ritratto di signora, anch’essa fino al 17 giugno.
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