Quante storie e leggende in Val Badia! E per immergersi nella cultura e nelle tradizioni di un luogo niente di meglio del turismo lento. Ne abbiamo avuto (l’ennesima) conferma durante il nostro ultimo soggiorno in Alta Badia.
A noi piace moltissimo spostarci a piedi, in lunghe camminate che ci permettono di assorbire il paesaggio, notare i particolari, a volte piccoli ma importanti. Soprattutto ci danno l’occasione di poter fermarci a chiacchierare con le persone del posto. E imparare e scoprire tante cose!
Da Colfosco a La Villa è una bella passeggiata in costa, poi in un bellissimo bosco solitario e infine lungo un torrente che ci ha accompagnato fino a destinazione.
Poco prima di arrivare in paese, tra le sagome dei pini, abbiamo visto spuntare lo stretto campanile gotico della vecchia chiesa e la sagoma massiccia di un piccolo castello. Una inquadratura bellissima!
Ci siamo fermati tra gli alberi a mangiare i nostri panini e ci è sembrato naturale chiedere a un vecchio signore che sembrava del posto come si chiamasse quel castello. E abbiamo sentito una storia avventurosa che ci ha incuriosito e, ritornati a Colfosco, ci ha spinto a “indagare” ancora un po’ di più su quei lontani avvenimenti.
Castel Colz
Castel Colz (Ciastel Colz in ladino), che vedevamo tra gli alberi, ha una sagoma severa. È una costruzione dall’architettura semplice e massiccia, aggraziata da piccole torrette angolari, quasi dei pinnacoli sotto il tetto.
La Gran Ćiasa, come lo chiamano i locali, è l’unico castello della Val Badia e, pur risalendo al 1536-37 (fu terminato in un solo anno!) non risente degli influssi tardorinascimentali che dall’Italia si stavano diffondendo nel resto d’ Europa ma, anche se voluto come dimora nobiliare, conserva l’aspetto di una postazione a difesa della via di transito nella valle. Una funzione difensiva, poco incline alle raffinatezze architettoniche.
Posto su uno sperone roccioso, incastonato nel verde dei prati e con lo sfondo delle montagne, il piccolo castello offre una visione particolarmente piacevole.
Ma la sua storia, come quella di quasi tutti i castelli, è legata ad avvenimenti oscuri.
Franz Wilhelm Prack zu Asch, il Gran Bracún
Non si può pensare a Castel Colz senza ricordare Franz Wilhelm Prack zu Asch, un prepotente signorotto che tra il 1573 e il 1581 spadroneggiò nelle valli ladine.
Le sue imprese hanno alimentato storie che, raccontate nei secoli di generazione in generazione, sono diventate leggendarie.
E, naturalmente, ci hanno affascinato, tanto da farci fare qualche ricerca.
Chi era Franz Wilhelm Prack zu Asch, conosciuto come il Gran Bracún per il suo temperamento?
Un predatore, un cavaliere particolarmente crudele? Un eroe cortese? Forse, tutto questo.
Uomo di grande coraggio, conosciuto per le sue imprese temerarie, discendeva da una famiglia di origine veneta. Per sapere perché un suo antenato si sia trasferito in Alto Adige, bisogna ricorrere alla leggenda che abbiamo trovato, e che ritrascriviamo fedelmente, sul sito dell’archivio storico di Brunico, città che ha intitolato una via al nostro cavaliere, la Prack-zu-Asch-Straße.
“Nicola Bracco, ovvero Nikolaus Prack, era un gondoliere veneziano. Una ricca signora turca si innamorò di lui ma la coppia dovette fuggire da Venezia. Purtroppo la signora turca morì durante la fuga e Nikolaus Prack ereditò tutti i suoi possessi. Di seguito il gondoliere sposò la figlia dei signori von Asch a Marebbe e ottenne il podere Asch. Al suo cognome Nikolaus Prack aggiunse il predicato “Von Asch” e di seguito la famiglia ebbe il nome “von Prack zu Asch”.”
Siamo ai primi del ‘300. I discendenti di Nikolaus Prack si arricchirono, assunsero incarichi importanti, diventando vassalli del vescovo di Bressanone, e si distinsero per crudeltà e mancanza di scrupoli.
Nel ‘500 Franz Wilhelm Prack zu Asch si fece molti nemici, tra i quali i Colz von Freiegg di Badia e La Villa, che lo assalirono e uccisero vicino a Corvara.
Il fatto provocò grande impressione nella popolazione che iniziò sempre più a vedere nel Gran Bracún un cavaliere eroico, raccontando e tramandando le sue gesta fino a confondere leggenda e realtà.
E qui la storia ritorna alla nostra vacanza a Colfosco, vicinissimo a Corvara.
Tita Alton inizia Alfred Roller al mondo ladino
A fine ‘800 (per l’esattezza nel 1893) Alfred Roller, un esponente del movimento artistico della Secessione austriaca (vedi il nostro articolo sulle Secessioni europee), fu invitato dal poeta e studioso della cultura ladina Tita Alton ( la sua tragica storia è raccontata in Alta Badia: vecchie chiese e vecchie storie) a Colfosco, suo paese natale, dove dipinse quadri ispirati ad alcune leggende della Val Badia.
Tita Alton accompagnò i quadri dell’amico con didascalie in ladino, dipinte sulle tavole.
Tra le storie e leggende delle valli ladine non potevano mancare Castel Colz e il Gran Bracún, naturalmente!
Scopriamo Alfred Roller a Colfosco
Questi quadri sono tuttora conservati nella Rollerstube del Romantik Arthotel Cappella di Colfosco, un esclusivo hotel arredato con pezzi di arte contemporanea e con i ricordi (di squisito gusto artistico) dei moltissimi viaggi dei proprietari in ben 90 paesi.
Affascinati dalla storia di Castel Colz e del Gran Bracún non potevamo non andare a vedere i quadri di Alfred Roller, importanti esempi delle tendenze artistiche del primo ’900, oltre che raffigurazioni di Castel Colz e del nostro crudele cavaliere, approfittando della cordialissima disponibilità della proprietaria, la signora Renate Pizzinini, che ci ha raccontato di come Alfred Roller sia arrivato a Colfosco e sia rimasto affascinato dal mondo mitologico della cultura ladina.
Infatti, oltre a rappresentare Castel Colz e le gesta dell’indomito cavaliere Franz Wilhelm Prack zu Asch, Alfred Roller dipinse anche episodi di racconti di streghe (le strie) e di altre figure leggendarie, abitanti dei boschi.
Per noi, che amiamo le tradizioni popolari, entrare nella Rollerstube, circondati dalle storie che hanno incantato intere generazioni, è stato come immergerci nelle profondità della cultura ladina, delle sue memorie e delle sue leggende. Un’esperienza affascinante e coinvolgente.
Un sentito grazie alla signora Renate Pizzinini per il tempo trascorso con lei, ascoltando i suoi meravigliosi racconti.
Come arrivare a Castel Colz
Da Colfosco e da Corvara un comodissimo sentiero, il n.10, porta direttamente a La Villa, rispettivamente con un percorso di 6 o 4 km. In alternativa la corriera n. 460 collega i tre paesi.
Castel Colz e la chiesa gotica si trovano nella parte alta del paese. Purtroppo il castello alla data della nostra visita (agosto 2018) era chiuso e non si sapeva ancora quando avrebbe riaperto e con quale uso. Per un certo periodo, infatti, è stato adibito a ristorante ed albergo di lusso. Nell’estate 2018 solo l’Azienda di Turismo di La Villa poteva usufruire del cortile esterno per manifestazioni e concerti.
Come ammirare i quadri di Alfred Roller al Romantik Arthotel Cappella
Noi abbiamo scritto ai proprietari, signori Pizzinini, spiegando il motivo del nostro interesse ad ammirare i quadri di Alfred Roller.
Dato che l’albergo è una grande “galleria d’arte che affitta stanze“, come simpaticamente l’ha definito la signora Pizzinini, e che include anche una vera galleria d’arte (che comprende un altro quadro di Alfred Roller), crediamo che una richiesta in tal senso, se formulata garbatamente, non dovrebbe incontrare difficoltà nel venire esaudita.
Ricordandosi ovviamente delle esigenze organizzative di un hotel, che vanno rispettate, e che i quadri sono esposti nella sala di uno dei suoi ristoranti.
Romantik Arthotel Cappella
Famiglia Pizzinini
Via Pecei 17, Colfosco –Tel. +39 0471 836183
I-39033 Corvara (BZ)
Alta Badia – Dolomiti
info@hotelcappella.com
www.hotelcappella.com
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