Orgosolo, con le sue vecchie strade ricoperte di murales che spuntano dagli angoli, invitano a seguirne i contorni su per i vicoli in salita, è veramente “un museo a cielo aperto”.
Un’espressione forse un poco abusata, ma perfettamente adatta a descrivere la sensazione di chi passeggia, o meglio si lascia attrarre e sedurre prima da un disegno, poi da un altro, infine da un altro ancora, fino a percorrere, quasi senza accorgersene, tutta la parte centrale del paese vecchio.
“Quello che per primo vede l’America, e su ogni nave ce n’è uno…”
Io sono arrivata ad Orgosolo da Nuoro, penultima tappa del mio viaggio in Sardegna tra treni e corriere.
Non potevo non venire a conoscere la “patria del muralismo sardo”.
I turisti che incontro sono in maggior parte stranieri e ripenso ancora una volta a una constatazione che non finisce mai di stupirmi: “gli stranieri conoscono meglio di noi gli angoli più tipici del nostro paese”.
Ma perché proprio a Orgosolo tanti murales?
Me lo spiega una signora incontrata sulla corriera, che ha vissuto in prima persona la nascita di questo fenomeno sociale.
Perché i murales di Orgosolo non sono solo opere d’arte, non sono nati principalmente come espressioni artistiche, ma di un disagio, di una protesta sociale condivisa dalla comunità.
Era il 1969 e ci fu una grande, pacifica protesta di tutta la popolazione contro l’insediamento a Pratobello, su terreni agricoli e di pascolo di una ulteriore base militare (la Sardegna è la regione con il maggior numero di servitù militari U.S.A. e Nato in Italia).
La protesta fu corale, vi partecipò tutto il paese, compresi gli anziani, i bambini e le donne, che lavoravano a maglia mentre, giorno dopo giorno, occupavano il terreno scelto per l’installazione della base.
Alla fine l’esercito dovette lasciare l’area. Si trattò di una grande vittoria popolare, ricordata quest’anno nel suo cinquantenario.
Durante l’occupazione il circolo giovanile studentesco, animato dal professore d’arte della scuola media, disegnava manifesti che affiggeva ai muri per sostenere ed incitare la popolazione a continuare la sua lotta pacifica.
Poi, per praticità, iniziarono a disegnare direttamente sui muri.
Anni dopo, gli alunni delle scuole medie ricordarono i 30 anni della liberazione dal fascismo con una serie di murales.
Era iniziata la tradizione di esprimere il sentimento popolare attraverso decine di murales che con il tempo sono aumentati, hanno riflesso nuove situazioni di disagio e protesta.
Ora ad Orgosolo i murales sono circa 300.
Ricordano persone significative e avvenimenti importanti per la comunità.
Drammatici o ironici, protestano contro .l’inciviltà della guerra, sostengono e difendono i diritti dei pastori e dei ceti sociali più deboli.
Denunciano e incitano a non rassegnarsi alle ingiustizie sociali.
Percorrere le vie di Orgosolo, alzare gli occhi ai suoi grandi murales, riflettere sui loro messaggi è stato come immergermi nella storia di Orgosolo, con i suoi problemi e le sue lotte.
Con il ricordo della povertà, del duro lavoro in miniera.
“ Se avessi saputo in che cosa consisteva / la vita in miniera avrei fatto cento / anni di latitanza piuttosto che consegnarmi / a quel lavoro“.
E lo strazio della forzata emigrazione, così drammaticamente e poeticamente descritto in questo murale.
“Torneremo / tutti insieme un giorno / 500.000 urla / come un solo urlo / squarciando il muto cielo / di Sardegna”.
Ho ripercorso le fatiche e le conquiste di una comunità vivace, che ha trasformato la durezza della vita in messaggio artistico.
Una grande lezione.
Arrivare a Orgosolo
Da Cagliari a Macomer www.trenitalia.com
Da Macomer a Nuoro con Ferrovie ARST o con corriera ARST linea 9341
Da Nuoro a Orgosolo con corriera ARST linea 509
Visitare i murales di Orgosolo
Sul piazzale dove ferma la corriera da Nuoro, al chiosco delle informazioni è possibile, ed altamente consigliato, noleggiare una audioguida molto ben fatta, che guida passo dopo passo lungo le vie di Orgosolo, spiegando tutti i murales.
Non vorresti seguirci su Facebook e su Instagram ? Troverai altre foto dei nostri “viaggi lenti per gustare l’Italia”.