Un animale spalanca le fauci mentre una coppia seduta mastica coca.
Poco oltre una maschera inquietante dagli occhi cerchiati di rosso
e una grande figura mostruosa dalla lingua penzoloni che unisce disegni geometrici, forme di serpenti e piumaggi su un copricapo dal quale spuntano pannocchie di mais.
E’ Il Mondo che non c’era, mostra di oggetti d’arte precolombiana della Fondazione Ligabue di Venezia.
Ma Il Mondo che non c’era era tale solo per gli europei prima del fatidico viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492. Le civiltà americane non solo c’erano, esistevano, ma alcune di loro erano fiorenti e particolarmente raffinate.
L’incontro con un nuovo continente, nuove culture, nuove visioni del mondo fu, secondo il grande antropologo Claude Lévi-Strauss, forse l’evento più importante dell’umanità.
La coscienza dell’esistenza di una radicale alterità sconvolse l’Europa e l’Italia si distinse per il ruolo dei suoi esploratori nella consapevolezza di trovarsi di fronte a un Mundus Novus, come capì per primo Amerigo Vespucci che, grazie a questa intuizione, ebbe l’onore di dare il suo nome alle terre appena scoperte.
Nuovo, questo mondo appena incontrato, anche e soprattutto per le implicazioni che la sua “scoperta” e il successivo scontro di culture avrebbero comportato su entrambi i lati del grande Mare Oceano.
Scontro di civiltà, spoliazione di tesori, sopraffazioni e crudeltà della conquista europea ma anche, per l’Europa, l’arrivo di nuovi cibi (cacao, mais, patate, pomodori) fino ad allora sconosciuti e oggi imprescindibili nella nostra alimentazione.
La mostra, ospitata a Palazzo Loredan, presso l’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti apre con l’esposizione dei primi racconti di viaggio stampati a Venezia, uniti agli strumenti della conquista e sovrastati dalla luminosa gigantografia della carta di Diego Ribero del 1529.
Seguono preziosi oggetti appartenenti alla Collezione Ligabue e rappresentativi delle culture della Mesoamerica (dal Messico centromeridionale a parte dell’attuale Centroamerica) e dell’America Meridionale: gioielli in giada,
preziose maschere in pietra, statuette antropomorfe e zoomorfe,
oggetti rituali e decorativi, vasellame e incensieri
fino a preziose decorazioni in piume e resti di tessuti che il deserto del Perù ha conservato quasi intatti.
Oggetti dall’estetica a volte misteriosa e suggestiva, come le rarissime maschere di Teotihuacan, la grandiosa “città degli dei” messicana; dai vasi d’epoca classica maya
alle statuette olmeche e alle raffigurazioni maya di teste dai crani deformati e dalle elaboratissime acconciature.
Urne cinerarie della cultura Zapoteca e Veneri ecuadoriane appartenenti alla prima ceramica prodotta in Sud America nel III millennio a.C., gli straordinari “ritratti” Moche (sculture non stereotipate ma riproducenti fattezze realistiche)
e preziosi oggetti d’oro.
Manufatti che impressionarono fortemente artisti e collezionisti come Diego Rivera, Frida Kahlo, André Breton, Paul Eluard e lo scultore Henry Moore.
“L’umanità è una sola e non si può dimenticare, che nella storia del mondo non vi sono primi o secondi, grandi e piccoli, ma che in ogni popolo si ritrovano fermenti, origini, principi e radici di ciò che noi oggi siamo”. Giancarlo Ligabue
Il mondo che non c’era – L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue
12 Gennaio 2018 – 30 Giugno 2018
www.fondazioneligabue.it
Orari di visita: da martedì a domenica: 9.00 – 17.00
lunedì chiuso
Dove?
Palazzo Loredan
Istituto Veneto Scienze Lettere ed Arti
Campo Santo Stefano 2945
Venezia
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