Donnafugata è un nome che mi ha sempre affascinato e incuriosito. Chi sarà stata questa misteriosa donna che era “fugata”, fuggita?
Ho risolto il mistero visitando il Castello di Donnafugata, come è conosciuta la magnifica residenza di villeggiatura nell’omonima contrada, a pochi chilometri da Ragusa, nella Sicilia sudorientale.
Un grandissimo palazzo dalla bella facciata in stile neogotico e con una loggia che richiama le eleganti forme degli antichi palazzi veneziani.
Costruito dove già sorgevano una torre di avvistamento arabo-normanna e una masseria fortificata, l’attuale palazzo si estende con le sue 122 stanze su circa 2500 metri quadrati. Una residenza decisamente imponente, dalle dimensioni esaltate dal confronto con una doppia fila di basse casette che fiancheggiano il suo cortile esterno dal quale si accede all’entrata.
Il Castello di Donnafugata è il risultato di costruzioni ed ampliamenti durati secoli, soprattutto voluti dalle ultime tre generazioni dei baroni Arezzo, che nel 1628 acquisirono le proprietà dai precedenti signori feudali, i conti Cabrera la cui vita, come quella di Berardo che dette origine alla leggenda di Donnafugata, ci è stata tramandata più dalle leggende quattrocentesche che dalla storia.
Gli interni del Castello
All’ingresso mi accoglie uno scalone arricchito da statue di gusto classico che porta al piano nobile, dove inizia una infilata di stanze dalle pareti ricoperte di tappezzerie preziose e che conservano gli arredi otto-novecenteschi.
Da una stanza decorata con stemmi nobiliari, dove dall’angolo tra le pareti e il soffitto un pavone esibisce la sua magnifica coda, passo al salotto per i fumatori e alla stanza da musica con le pareti decorate con paesaggi di fantasia ma composti da elementi reali come l’Etna e immagini di Palermo.
I passatempi e gli interessi dei padroni di casa sono ripresi dal cornicione: musica, teatro, pittura, astronomia.
E poi… ecco la camera di Donnafugata, la regina Bianca di Navarra.
Naturalmente si tratta di una leggenda. Bianca di Navarra visse diversi secoli prima della costruzione del Castello, ma la sua storia è tanto romanzesca da continuare ad alimentare un ricordo leggendario.
A me, che amo le leggende, è piaciuto comunque trovare la stanza dove si racconta sia stata rinchiusa nel ‘400 la povera Bianca, vedova di Martino il Giovane, re di Sicilia.
Fatta prigioniera da Berardo Cabrera conte di Modica che, pazzo d’amore per lei, la voleva sposare (o, forse meno romanticamente, voleva imporle il matrimonio per accedere al trono), Bianca riuscì a fuggire e a lasciare l’isola, aiutata dai baroni siciliani che mal vedevano il potere ritornare nelle mani di un nuovo re.
Dalla sua fuga al nome di Donnafugata venne attribuito il significato di donna “fuiuta”, fuggita. Una interpretazione di fantasia, perché Donnafugata è in realtà una derivazione dall’arabo “ayn as-jafaiat”, cioè “fonte della salute”, data la vicinanza di una sorgente di acqua purissima.
Se una Regina di Sicilia era fuggita da Donnafugata, qui si trova il ricordo di un’altra “regina di Sicilia”.
In una delle camere da letto un magnifico mantello trasparente, con ricchi intarsi dorati, rimanda a curioso aneddoto della vita di Franca Florio, bellissima e ricchissima aristocratica sposata al più ricco imprenditore ed armatore siciliano.
Protagonista della Belle époque e figura di spicco nell’alta società internazionale, fu chiamata dai siciliani “Donna Franca, la regina di Sicilia”e “Stella d’Italia” fu l’entusiastico complimento del Kaiser Guglielmo II, incantato dalla sua bellezza ed eleganza. Per Gabriele D’Annunzio era addirittura l’ “Unica“.
Tra le stravaganze e i lussi della nobildonna (famosa la sua lunghissima collana di 365 perle, con cui fu ritratta da Boldini) vi era quella di tenere con sé un paio di scimmiette.
Un giorno, volendo imitare gli ospiti del palazzo, nel tentativo di fumare le scimmie diedero fuoco alla stanza da letto di Franca. Nel gran trambusto che seguì, le scimmie fuggirono su un grande albero di Ficus Magnolia nel mezzo del giardino condiviso con il palazzo della contessa Michelina Arezzo, portando con sé alcuni preziosi abiti.
Franca Florio non volle più riprendere i vestiti che “avevano pulito le foglie di un albero”. Dimenticati per anni nel palazzo della contessa Arezzo, fanno ora parte delle curiosità del Castello di Donnafugata.
Il labirinto del Castello di Donnafugata
Famoso anche il parco del Castello, dove alcuni scherzi (getti d’acqua improvvisi, finte tombe inquietanti) spaventavano e divertivano gli ospiti.
Anche un labirinto trapezoidale, copia in pietra di quello di Hampton Court, vicino a Londra.
Un tempo sui muri del tracciato vi erano rose rampicanti che impedivano che venissero scavalcati, come invece ho vergognosamente fatto io con le mie amiche, dopo avere a lungo girato a vuoto ed avere ormai perso la speranza di trovare la via d’uscita!
Come arrivare al Castello di Donnafugata
In treno sulla linea Ragusa-Donnafugata in circa 20 minuti www.trenitalia.com
Da Ragusa in autobus in poco meno di un’ora e mezza
Per visitare le sale aperte al pubblico del Castello
Vedi gli orari su
https://www.comune.ragusa.gov.it/turismo/castello/09oraricastello.html
Verificare gli orari di apertura telefonando al n. 0932.676500 (Castello Donnafugata)
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