Il mio breve viaggio in Molise termina in provincia di Isernia, dove sarò ospite presso il villaggio rurale Le Sette Querce a Sesto Campano.
Dopo la sosta a La Piana dei Mulini in provincia di Campobasso e alla Residenza Sveva a Termoli, ho l’occasione di provare un tipo completamente differente di ospitalità, perfettamente consono con l’ambiente in cui è inserito.
In questa ultima tappa molisana mi farà da guida Simona Carracillo che, giustamente innamorata del territorio in cui vive e che ama far conoscere a chi lo visita, prima di condurmi a Le Sette Querce, mi porta a vedere due “perle” della zona: una deliziosa cascata del Volturno e il bel lago di Castel San Vincenzo.
Tanto armonioso nella sua forma irregolare, con lo sfondo digradante dei monti delle Mainarde e le rive ricoperte di boschi che giungono fino alle sue acque, da far dimenticare che il lago è in realtà un invaso artificiale realizzato a scopi idroelettrici alla fine degli anni Cinquanta.
La luce del pomeriggio ammorbidisce i contorni delle montagne, rendendoli una bellissima quinta dai colori sfumati che esalta l’azzurro del lago, dove si riflettono le rive boscose, già punteggiate dai gialli dell’autunno.
Un incanto che vorrei prolungare, ma dobbiamo ancora raggiungere Castel San Vincenzo dove ci attende il Museo della Fauna Appenninica, gestito dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con la sua esposizione di animali impagliati.
Proseguiamo poi per Rocchetta a Volturno verso il Museo Internazionale delle Guerre Mondiali, che raccoglie uniformi, armi ed oggetti originali degli eserciti che combatterono le guerre del 1914-18 e del 1939-45. Il museo è in continuo allestimento, arricchendosi con nuove donazioni anche di aerei e mezzi bellici pesanti, in collaborazione con diverse istituzioni.
Il Villaggio rurale Le Sette Querce
A fine giornata arriviamo al Villaggio Rurale Le Sette Querce, ricostruito dove esistevano i resti di semplici abitazioni stagionali, stalle e depositi per i raccolti sparsi sui pendii di Monte Cesima.
In quello che era un eremo, poco discosto dal resto del villaggio, sono stati conservati arredi ed oggetti della vita contadina della prima metà dell’800, un’epoca che mi appare così remota nelle sue manifestazioni quotidiane da confondersi con il sapore mitico dei racconti.
In una camera il saccone sul letto lascia intravedere da una scucitura le foglie di granturco che fungevano da materasso, mentre la cucina contiene ancora tutto il necessario alla vita della famiglia: rozzi mobili di legno, il catino e i fornelli, il camino con l’immancabile pertica, su cui essiccare i prodotti da conservare.
Per cena al ristorante ci propongono piatti della cucina tipica molisana, preceduti da un “assaggio” di antipasti che per Simona e per me costituisce già un vero, abbondante pasto. Stuzzicante nella varietà dei sapori, buonissimo ma che per la sua abbondanza fatichiamo a concludere, pur gustando molto le rielaborazioni delle antiche ricette e i prodotti del territorio.
La mattina seguente visito con calma il villaggio con la sua cappella dedicata a San Efisio e vado a incontrare gli asinelli !
Simboli della secolare fatica di uomini ed animali, oggi sono preziosi alleati nella pratica dell’onoterapia, date le loro caratteristiche di pazienza e mansuetudine, molto adatte all’instaurare un rapporto tra uomo ed animale.
Gli asinelli sono un’attrazione irresistibile, non solo per i bambini. Accerchiata dal gruppo, vengo affettuosamente spinta dai loro musi e accarezzo le loro groppe. Anch’io mi sento bene fra questi animali simpatici e socievoli.
Una sosta a Venafro
Il mio viaggio sta per terminare ma Simona, da brava guida, non rinuncia ad accompagnarmi a Venafro per una veloce visita al Museo Archeologico nell’ex convento di Santa Chiara.
Al piano terreno ci accoglie una bellissima Venere, forse appartenuta ad una delle ricche domus romane di cui al museo si possono ammirare frammenti di mosaici e di affreschi. Molto ricca anche la testimonianza dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, uno dei più vasti siti monastici altomedievali, che godette di elargizioni anche da Carlo Magno.
Purtroppo l’orario del mio treno non mi permette di fermarmi il tempo necessario per ammirare con calma pezzi di grandissimo interesse come alcune tra le più interessanti lapidi funerarie romane e i pezzi in corna di cervo di antichi scacchi datati tra il 900 e il 1000. Leggere la storia della vita dei monaci dell’Abbazia, oggetto di scorrerie saracene, o ammirare i resti delle sue vetrate policrome. Ma ho già segnato Venafro come una delle mete irrinunciabili del prossimo viaggio in Molise. Dove ritornerò per conoscere il tanto che questa regione ha da offrire e che io non conosco ancora.
Un’altra irrinunciabile meta del mio ritorno sarà il Parco Regionale dell’Olivo di Venafro che Simona, pur nella fretta dovuta alla mia partenza, ha fortunatamente voluto farmi conoscere. Una storia interessante, quella del Parco, che approfondirò nella prossima visita. Questa volta mi sono riempita gli occhi della bellezza di una distesa di ulivi sullo sfondo delle pareti chiare delle montagne. E sopra, il blu del cielo.
Con queste immagini serene termina il mio primo, troppo breve viaggio in Molise. Ritornerò per ritrovare i posti che mi hanno incantato e conoscerne tanti altri. Per ora, grazie Simona per avermi fatto conoscere posti così belli e interessanti!
Villaggio Rurale Le Sette Querce
Via Colle 10, 86078 Sesto Campano – IS