Paestum città greca e romana. Certo, ma anche i Lucani, che la conquistarono due volte per poi venire sconfitti dai Romani, ci hanno lasciato il ricordo della loro presenza durata poco meno di centocinquant’anni come élite dominante. Il Museo Archeologico di Paestum conserva ed espone alcuni degli oggetti appartenuti ai “nuovi venuti”, cui dobbiamo anche le straordinarie tombe dipinte.
Chi erano i Lucani?
Genti dell’entroterra montuoso e di lingua osca, verosimilmente (ma non si sa con precisione) forti guerrieri chiamati come mercenari che riuscirono a impadronirsi di Paestum, cambiando il nome greco della città da Poseidonia (v. I templi di Paestum) in Paistom, che i Romani “storpiarono” poi in Paestum.
La città cambia nome ma non la sua cultura e le sue tradizioni, i suoi spazi pubblici come i templi e l’agorà per le riunioni cittadine. A Paistom si parla il greco delle colonie e l’osco, le tradizioni precedenti convivono con quelle portate dai Lucani, come decorare le pareti interne delle tombe (un influsso etrusco?).
I guerrieri Lucani, fieri delle loro virtù guerresche, si facevano seppellire con le armi e le corazze, come l’elmo, il pettorale e le schiniere in bronzo al centro di una delle sale del Museo Archeologico di Paestum dedicate ai riti di sepoltura che accolgono anche le lastre dipinti delle tombe di persone appartenute all’élite della città.
Le tombe dipinte lucane
Sono circa un migliaia le tombe rinvenute non solo a Paestum ma anche nella piana circostante, ma solo un’ottantina sono dipinte con scene del defunto armato e a cavallo o, per le tombe femminili, con scene di occupazioni domestiche e immagini dei riti funebri che accompagnavano la sepoltura.
Di tomba in tomba vedo processioni di donne piangenti, un guerriero che ritorna a casa accolto da una donna che porge una coppa quale benvenuto al vincitore, combattimenti cerimoniali in onore del defunto e scene di caccia. La quotidianità dei vivi accompagna i defunti nell’ineluttabile viaggio nell’oltretomba, quasi non volendo arrendersi alla tragica, definitiva separazione dalla vita.
Una lastra mostra un particolare di inaspettata delicatezza. Un guerriero armato e dall’elmo ornato (forse di piume) monta un alto cavallo nero. Davanti a lui un grande vaso per le libagioni accoglie un mazzo di grandi fiori legati con un lungo nastro rosso. Forse il benvenuto per il suo ritorno ? O per la sua entrata nel mondo dei defunti?
Un vaso per olii profumati raffigura scene delle Adonie, “feste istituite da Afrodite per la morte di Adone, durante le quali le donne piantavano in vasi e pentole di terracotta semi che, innaffiati d’acqua calda, germogliavano e morivano con la stessa rapidità, ricordando la fine prematura del giovane amato dalla dea”.
La tomba del tuffatore
Conclude il percorso del Museo Archeologico di Paestum la sala della Tomba del Tuffatore.
Una parete allinea le lastre laterali, tutte affrescate, intorno alla famosissima lastra che rappresenta il tuffatore, raro esempio di affresco sulla copertura di una tomba.
Perfettamente conservata, si crede contenesse il corpo di un giovane morto nel V sec. a.C. Le lastre laterali sono dipinte all’interno con scene di convivio: giochi, libagioni e musica. Una scena raffigura l’entrata o la partenza di un giovane che cammina leggero, quasi danzando, preceduto da una figurina che suona un flauto a due canne e seguito da un anziano che si appoggia a un bastone.
Che sia l’uscita dalla vita del giovane, accompagnato dal suo pedagogo?
La scena del tuffatore dipinta sulla lastra di copertura è stata interpretata in modi diversi ma ormai viene letta come il momento in cui il giovane, lasciata la vita, si appresta ad entrare nel mondo dell’al di là. La piattaforma da cui si è lanciato potrebbe essere la raffigurazione delle Colonne d’Ercole, che per gli antichi erano poste al limite del mondo.
Come sarà quel mare ondoso verso il quale sembra volare il corpo del giovane?
Forse l’intenzione non era quella di suggerire un oscuro mondo dell’oltretomba, ma la serena immersione in un mondo di conoscenza, una conoscenza diversa da quella terrena.
Le scene del convivio potrebbero indicare il mezzo con cui il giovane greco poteva giungere alla conoscenza: abbandonandosi all’ebbrezza del vino, della musica e della poesia, dell’arte e dell’eros.
Come arrivare al Museo Archeologico di Paestum
Il Museo Archeologico di Paestum si trova a breve distanza dal Parco Archeologico, in via Magna Grecia, 919 – 84063 Paestum (Sa) Capaccio (SA) Tel. 0828 81 10 23 email sba-sa.paestum@beniculturali.it
Salerno e Battipaglia sono le fermate principali sulla linea ferroviaria Napoli-Reggio Calabria dove fanno scalo numerosi treni locali che proseguono per le stazioni ferroviarie di Capaccio e Paestum (distanza da Salerno km 40). Per raggiungere l’area archeologica bisogna scendere alla stazione di Paestum e percorrere la strada che attraversa Porta Sirena, meno di 15 minuti a piedi (700 mt). Da qui seguire le indicazioni per il Museo Archeologico.
Per gli orari dei treni consultare il sito http://www.trenitalia.it/
Per visitare il Parco Archeologico e il Museo Archeologico di Paestum, orari e tariffe