Lo chiamavan “Nino”. Eroismi ed avventure al Museo marinaro di Camogli

da | Set 4, 2019

Museo marinaro di Camogli, una visita imperdibile per gli appassionati di mare e di navigazione a vela.

quadri al museo marinaro di camogli

La “Città dei mille bianchi velieri”, come è conosciuta Camogli, è infatti da sempre una delle sedi tradizionali della marineria italiana e il suo appellativo già dice quanto importante fosse la sua flotta fin di primi dell’800.

C’è di che rimanere affascinati, entrando nelle sale del museo. Modellini, una grande polena, busti di armatori e tanti documenti raccontano trecento anni di una storia affascinante, dai molti episodi assolutamente sconosciuti ai più, come la storia romanzesca che vi racconteremo, volutamene per ultima, a conclusione delle tante storie che questo museo ci ha regalato.

foto di marinai museo marinaro di camogli

Il Museo marinaro di Camogli

L’idea di un museo della marineria velica camogliese è nata nel 1937 dal fondatore Giò Bono Ferrari, appassionato studioso della storia della marineria ligure e camogliese in particolare.

Era abitudine delle famiglie conservare ricordi, documenti, antichi strumenti. Perché non raccoglierli e farne un museo che testimoniasse l’importanza di Camogli sul mare?

bigotta al msueo marinaro di camogli

Dietro ogni grande spedizione di mare in epoca moderna, ci sono gli uomini e i velieri di Camogli, a partire dalla campagna d’Egitto di Napoleone alla guerra di Crimea (1853-1856) contro l’impero russo, quando i camogliesi vennero reclutati per i trasporti dei rifornimenti alle truppe inglesi, francesi e piemontesi, avendo una flotta mercantile senza pari: oltre 400 velieri tutti capitanati da camogliesi, con 400 nostromi e 1500 marinai!

 

Due eroine di Camogli

Fu durante un trasporto di truppe piemontesi e sarde su un piroscafo inglese, il Croesus, che si verificò una tragedia che vide l’eroismo di due sorelle camogliesi, Maria e Caterina Avegno.

ricordo di maria avegno camogli

Uscita dal porto di Genova, la nave che trasportava esplosivi oltre a 37 Ufficiali del Genio e 239 soldati, medici e infermieri e le attrezzature di un ospedale da campo improvvisamente si incendia.

Dalla costa vedono la nave bruciare, sentono le urla di chi non sa nuotare e non si getta in mare.

Vengono calate le uniche due imbarcazioni presenti e si cerca di salvare i naufraghi andando e venendo dalla nave alla costa. Nel tentativo disperato di salvarsi, molti si aggrappano ai bordi dell’imbarcazione governata dalle due sorelle, la rovesciano, fanno cadere le donne in mare.

naufragio museo camogli

Maria non riemergerà più, Caterina verrà salvata da un marinaio inglese.

Maria sarà la prima donna italiana a ricevere la “Medaglia d’oro al valore civile” e la “Victoria cross”, la più alta onorificenza militare britannica, conferita alla sua memoria dalla regina Vittoria.

Di un altro tragico naufragio alle Bocche di Bonifacio di una nave francese salpata per la guerra di Crimea è toccante testimone lIsola di Lavezzi , che abbiamo visitato e raccontato sul nostro blog.

 

Altri eroi al museo marinaro

Più fortunata ma sempre eroica la vicenda del brigantino Nino, raffigurato in un dipinto nel museo marinaro di Camogli.

nino museo marinaro camogli

Forzato il blocco russo, sempre durante la guerra di Crimea, arriva a Sebastopoli con un carico di medicinali destinati alle truppe colpite da colera, pur essendo stato colpito da colpi di cannone e avere riportato danni alla nave e con feriti a bordo.

I camogliesi furono gli unici che riuscirono a far arrivare i rifornimenti alle truppe alleate. “Con quei diavoli di camogliesi, il viaggio è sempre assicurato!”, fu l’ammirato commento di Cavour al parlamento di Torino.

polena al museo marinaro di camogli

Altri cimeli ricordano i rapporti di Garibaldi con Camogli e i suoi viaggi, imbarcato dapprima come scrivano e poi promosso “capitano al comando” su brigantini di rotta verso il Mar Nero e Gibilterra.

Diversi anni dopo, il 15 maggio1860, morirà nella battaglia di Calatafimi il capitano camogliese Simone Schiaffino, alfiere della Spedizione dei Mille. A lui Giuseppe Garibaldi aveva affidato il grande “tricolore degli italiani”, ricamato nel 1852 dalle donne italiane di Valparaiso, in Cile.

nave in bottiglia camogli

Ormai imponente, più numerosa di quella di Genova, la flotta di Camogli scese in mare nel 1866, durante la Terza Guerra di Indipendenza contro l’Austria, schierando i suoi 700 bastimenti, 700 Capitani e 2000 marinai.

 

Altre storie al Museo marinaro di Camogli

Al Museo marinaro di Camogli ci sono anche cimeli meno “guerreschi”.

Un dipinto a olio raffigura un veliero di proprietà di un armatore camogliese. Ė il Narcissus, su cui navigò come ufficiale Josef Conrad che si ispirò alla sua esperienza su questa nave per scrivere “Il Negro del Narcissus”.

narcissus museo marinaro camogli

Incappato in una tempesta a Capo Horn, il veliero naufragò su una costa del Brasile nel 1906.

E per terminare… una storia che sembra tratta da un romanzo ottocentesco di avventure, di quelle che finiscono bene, un po’ romanzate, un pochino incredibili, ma si sa… i romanzi sono così! E invece questa è una storia vera.

Era il 3 ottobre del 1892 e il brigantino “Italia”, proveniente dal’Inghilterra e diretto a Cape Town in Africa con un carico di carbone, improvvisamente prese fuoco. Furono ore terribili ma alla fine, dopo sei giorni di manovre disperate, la nave riuscì a raggiungere un’isola dell’Atlantico meridionale, lontana da ogni rotta, quasi disabitata: Tristan da Cunha.

tristan da cunha camogli

Solo pochi uomini, deportati e naufraghi. Pochissime le donne deportate dall’isola di Sant’Elena, a oltre 2000 chilometri di mare.

In tutto 50 abitanti, stremati dalla miseria e dalla solitudine.

Tutto l’equipaggio del brigantino italiano si salvò e si trovò così bene con gli abitanti di quell’isola sperduta che, quando il 21 gennaio una nave inglese li ricuperò per portarli a Cape Town, i due marinai camogliesi Gaetano Lavarello e Andrea Repetto, si rifiutarono di ripartire.

Oggi gli abitanti  di Tristan da Cunha sono 250, in parte discendenti dei due marinai camogliesi, di cui conservano i due cognomi fra gli otto dell’isola.

marinaio camogli

Camogli non ha dimenticato quei suoi “compaesani”: la piccola struttura sanitaria dell’isola è infatti il Camogli Hospital.

 

Vuoi visitare il Museo marinaro di Camogli?

Camogli è comodamente raggiungibile in treno www.trenitalia.com

Museo Marinaro di Camogli
via Gio Bono Ferrari, 42  (praticamente di fronte alla stazione ferroviaria)
tel. 0185 729049

 

cannocchiale museo marinaro camogli

 

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