Pavia, già capitale del regno dei Longobardi dell’Italia settentrionale, conserva testimonianze preziose di questo popolo tanto importante per la storia d’Italia. Non solo i reperti museali già esposti nella mostra Longobardi. Un popolo che cambia la storia al Castello Visconteo, ma luoghi “segreti” come le cripte longobarde che abbiamo visitato con l’emozione di chi “scende” nel passato.
La cripta di Sant’Eusebio tolta all’oblio
Arrivati nel centro di Pavia, via degli Ariani ci prepara con il suo nome al primo incontro con i Longobardi (inizialmente seguaci dell’eresia ariana).
In piazza Leonardo da Vinci scendiamo nella prima delle cripte longobarde di Pavia, quella di Sant’Eusebio, suggestiva nelle sue forme spoglie, appena toccate da residue tracce di colore.
E’ tutto ciò che rimane di un antico luogo di culto, andato distrutto. Interrata per molti anni, fu “riscoperta” solo alla fine degli anni ’60.
Scendere i gradini d’accesso fa vivere un’esperienza strana. Il dislivello dal piano stradale non è molto, anzi è decisamente modesto. Però bastano quei pochi scalini per farti sentire in un mondo diverso. L’aria si fa improvvisamente più fresca e l’umidità la riempie di un odore (direi un profumo) particolare, come entrando in una grotta naturale. Sono impressioni sensoriali che aumentano il fascino di questo luogo, immerso nella penombra.
La struttura della cripta, le colonne e le volte sono rimaste immutate nei secoli. Quattro file di colonnine suddividono lo spazio in piccole navate e lungo le pareti undici nicchie ricordano gli antichi vescovi ariani che vi erano sepolti.
Quello che resta di alcuni busti di santi dipinti in stile bizantino, molto degradati dall’inclemenza dei secoli, fa capolino dalle vele di due campate laterali.
Capitelli preziosi come gioielli
Ci colpisce il motivo ornamentale dei capitelli, che presentano forme triangolari dagli angoli più o meno arrotondati, contrapposti tra loro e dai bordi in leggero rilievo.
Qualche studioso ipotizza che l’interno dei triangoli fosse in origine riempito di pasta di vetro colorata, ottenendo un bellissimo effetto simile a quelli dei gioielli che abbiamo visto in autunno alla mostra Longobardi. Un popolo che cambia la storia. Un’ipotesi affascinante! Se fosse vera, immaginate che effetto meraviglioso avrebbe prodotto la luce delle lanterne e delle torce traendo riverberi colorati dai capitelli delle colonne nella penombra della cripta?
San Giovanni Domnarum, la cripta dipinta
Con questo sogno negli occhi ci dirigiamo verso la seconda delle cripte longobarde, quella di San Giovanni Domnarum.
Conservata sotto la chiesa completamente ricostruita in stile barocco, la cripta ha mantenuto resti di affreschi non integri ma molto meglio conservati di quelli di Sant’Eusebio.
Leggiamo che la chiesa, quella originale perduta ormai da secoli, fu molto probabilmente la prima chiesa di culto cattolico dei Longobardi a Pavia, costruita intorno al 654 per volere della regina Gundeperga, figlia della più famosa regina Teodolinda che fece abbandonare al suo popolo la dottrina ariana. Il nome di San Giovanni Domnarum si deve forse al fatto che era stata adibita al battesimo (il richiamo a San Giovanni Battista) delle donne (Domnarum).
Appena entrati una figura di santo guerriero ci fissa con i suoi grandi occhi. Tutto intorno altre figure di santi e di vescovi escono dall’oscurità e sembrano volerci interrogare, con i loro sguardi severi.
Ci sono altri visitatori, ma il silenzio è pressoché totale. Nessuno ce lo chiede, ma tutti tacciamo o sussurriamo con un filo di voce. Ci sembra di profanare un luogo sacro. E sacro lo è veramente. Abbiamo la sensazione di percepire quasi fisicamente i turbamenti e le preghiere di generazioni che la cripta ha accolto nei secoli. Quasi i suoi muri li avessero assorbiti e ce li stessero restituendo.
Forse è l’effetto di tutti quei visi così seri che ci seguono mentre esploriamo lo stretto spazio della cripta, girando tutto intorno lungo le pareti mentre gli affreschi si svelano da nuove angolazioni.
Abbiamo ormai visto tutto lo spazio, già fissati negli occhi i santi e gli angeli, già scoperto quello che resta di un Cristo, pure lui serio e severo.
Eppure non abbiamo voglia di andarcene. Ritorniamo a guardare uno per uno quello che resta dei dipinti: i visi, le vesti,i colori sbiaditi. Scattiamo altre foto, temendo di non aver colto bene quel particolare pittorico o quell’elegante gioco di forme tra colonne e volte.
E’ il nostro desiderio di portare via con noi quanto più possibile di quel luogo che ci affascina.
Santa Maria Teodote
L’ultima tappa del nostro itinerario longobardo a Pavia non ci riserva particolari scoperte. Non resta infatti più nulla dell’antico monastero benedettino femminile di Santa Maria Teodote, distrutto e ricostruito più volte nei secoli per diventare, alla fine, l’attuale sede del seminario vescovile. Solo un lato del cortile in stile rinascimentale ricorda l’antica presenza delle monache, raffigurate nelle figure decorative in cotto che si sporgono dai medaglioni e alla congiunzione degli archi.
Ma cosa significa il suo nome? Bisogna affidarsi alla leggenda (magari fondata su qualche traccia di verità?)
Pare che la moglie del re longobardo Cuniperto avesse incontrato alle terme una bellissima fanciulla: Teodote. Ne rimase tanto impressionata che (incauta!) descrisse la sua bellezza al marito, il quale…
Organizzata una battuta di caccia cui partecipava anche la moglie, nottetempo Cuniperto ritornò di nascosto a Pavia e si fece condurre a palazzo la bellissima Teodote. Al mattino seguente il re ritornò a caccia e la bella e sfortunata Teodote fu rinchiusa nel monastero che da allora porta il suo nome.
Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum riporta la storia della sfortunata amante del re quindi, se crediamo a questa storia non a lieto fine, siamo in buona compagnia !
Dall’antico oratorio del monastero longobardo sono rimasti solo due bellissimi plutei: i plutei di Teodote.
Ci piace pensarli come un omaggio del tempo, che li ha risparmiati dalla distruzione, alla bellezza della povera Teodote.
Per arrivare a….
Pavia www.trenitalia.it
Cripta di Sant’Eusebio
Piazza Leonardo da Vinci
Cripta di San Giovanni Domanarum
via Mascheroni, 36
Ex Monastero di Santa Maria Teodote, ora Seminario Vescovile
Via Jacopo Menocchio, 26 – tel. 0382.304225
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