La nostra visita a Pitigliano, uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue misteriose Vie Cave, il borgo medioevale e il sorprendente ghetto ebraico è nata dal caso perché, si sa, a volte in viaggio le cose non vanno come si è pianificato.
L’imprevisto che ci ha colto di sorpresa è stato forse il più banale: il mal tempo.
Di ritorno da un’escursione (Verso Pienza: fra le colline della Val d’Orcia) abbiamo visto le prime nuvole in cielo e cadere delle gocce e ci siamo chiesti: ed ora, che facciamo domani?
Cercando in Internet, alcune foto ci hanno immediatamente colpito perché ritraevano una scena di un film che avevamo appena visto, The Tale of Tales, di Matteo Garrone).
Non ci potevamo credere: quel luogo fantastico, assolutamente magico, era lì, a neanche un’ora di macchina da dove abitavamo…
La mattina seguente, dopo un breve viaggio tra gli incantevoli paesaggi collinari della Toscana, arriviamo a destinazione e la prima impressione è decisamente di forte impatto.
Pitigliano si trova nel sud della Toscana, al confine con il Lazio, in una regione un tempo abitata dagli Etruschi.
Come spesso accade, fu edificato proprio sul luogo di uno dei loro centri abitati e la sua particolarità è di sorgere su un promontorio di tufo, dove sono state scavate le abitazioni.
Appena arrivati, dopo una tappa obbligatoria al bar per un cappuccino mattutino, ci siamo diretti all’Ufficio Informazioni, per avere la mappa e le indicazioni per visitare quella che per noi era la principale attrazione del posto, e cioè le Vie Cave: percorsi scavati nel tufo, con pareti alte fino a venti metri e i cui scopi non sono ancora conosciuti.
Dato che volevamo anche visitare Pitigliano, abbiamo deciso di non percorrerle tutte (ci avremmo impiegato circa tre ore), ma solo le più scenografiche (di seguito la mappa, con il numero dei vari percorsi cui ci riferiremo più avanti)
Come ci avevano suggerito, siamo usciti dal centro abitato per una scalinata che ripete in parte il percorso originario di accesso al borgo e che ci ha portato proprio ai piedi dell’imponente acquedotto mediceo (Percorso n. 2).
e dello strapiombo su cui è stata edificata Pitigliano,
nelle cui pareti, attraverso esplosioni di bellissimi colori, potevamo intravedere le interessanti conformazioni della roccia.
Visitiamo le Vie Cave
Iniziamo con la prima Via Cava, quella di Poggio Cani, che scende a valle verso altre vie (Percorso n. 3): ci aspetta un paesaggio insolito ed inquietante.
Le Vie Cave hanno un andamento curvilineo, spesso si diramano in passaggi secondari ed ospitano spesso tombe sulla sommità o dietro le pareti.
Alcune di queste grotte facevano parte di vere e proprie necropoli, altre invece vennero scavate come cantine per la produzione del vino, dalla pigiatura dell’uva a tutte le fasi che portano alla trasformazione del mosto in vino e alla sua conservazione.
Dopo una serie di curve, siamo arrivati più a valle, dove passa la strada e dove iniziavano altre due Vie Cave.
Abbiamo cominciato con quella di San Giuseppe (Percorso n. 5), dove all’equinozio di primavera, il 19 marzo e festa di San Giuseppe, ha luogo un classico rito di fine inverno: la Torciata.
Durante la notte degli uomini incappucciati percorrono questa Via Cava con mazzi di canne per dare poi fuoco a un grande pupazzo, che simboleggia l’inverno (“invernacciu“), inneggiando a San Giuseppe (“Evvi! Evvi! Evviva San Giuseppe!“). La cenere del faò verrà sparsa sui campi, per aumentarne la fertilità e l’abbondanza dei raccolti.
La Via Cava di San Giuseppe è veramente spettacolare, con solchi lasciati dal transito di animali e uomini.
Abbiamo proseguito fino alla Fontana dell’Olmo, dove abbiamo mangiato per poi riprendere la via del ritorno, con la vista di Pitigliano in lontananza.
La successiva via cava è stata quella di Fratenuti (Percorso n. 6), scavata originariamente in epoca etrusca per le processioni funebri e poi trasformata in epoca romana per mettere in comunicazione le ville con i centri di maggior interesse.
Ė tra le più ciclopiche in assoluto, con pareti alte fino a venti metri.
Non l’abbiamo percorsa tutta perché volevamo ritornare a visitare Pitigliano, un paesino delizioso, con stradine strette e labirintiche, dove ogni angolo può riservare scorci imprevisti
come questo.
Pitigliano ha un quartiere ebraico e per questo è chiamata “Piccola Gerusalemme”. Non potevamo certo farci scappare una visita tanto interessante!
Come mai gli ebrei a Pitigliano?
Tutto ebbe inizio a metà del ‘500 con delle limitazioni molto pesanti che il Papa poneva nello Stato Pontificio ai diritti delle comunità ebraiche, che vennero accolte nella piccola Contea di Pitigliano.
Grazie ai buoni rapporti che riuscì a tessere con la comunità locale, la comunità ebraica crebbe sempre più, attirando anche ebrei di altre località.
Oltre alla sinagoga abbiamo visitato anche vari ambienti scavati nel tufo, che testimoniano le attività tipiche della comunità, come il bagno rituale, il forno per il pane azzimo, il macello, la tintoria e la cantina.
Una mostra sulla cultura ebraica ci ha fatto conoscere aspetti decisamente insoliti, come la scrittura corsiva usata dagli ebrei di origine spagnola, i sefarditi, espulsi dai Re Cattolici alla fine del ‘400 e che hanno mantenuto la loro lingua fino ad oggi.
Un po’ strano (per noi) questo poster che invita a mangiare “Solo banane ebraiche”.
Un ultimo giro per il borgo, le sue stradine, la sua cattedrale,
i suoi vicoli e i suoi abitanti.
E poi, dopo un ultimo sguardo indietro
con ancora i ricordi di questa piacevolissima escursione tra natura, arte e storia, abbiamo fatto ritorno, ripercorrendo le strade della campagna toscana.
Testo e foto di Alberto Fornasier e Laura Morales.
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