150 anni fa si spegneva a Parigi Gioacchino Rossini, il “cigno di Pesaro”, e già da tempo sono iniziate le celebrazioni e le rappresentazioni delle sue opere nei principali teatri, non solo europei.
Il Teatro alla Scala di Milano, tempio della lirica, non poteva non rendere omaggio al grande compositore coinvolgendo tutti gli spazi del Museo Teatrale con la mostra “Gioachino Rossini al Teatro alla Scala“, sul suo rapporto lungo oltre un secolo con la musica rossiniana.
Non solo l’omaggio dovuto a un grande della musica, che ha rappresentato un punto di snodo nella tradizione musicale italiana, ma il racconto, diremmo quasi l’indagine sulla personalità dell’uomo.
All’inizio del percorso il primo dei cartelli introduttivi alle varie sezioni evidenzia come “nonostante la sua immensa fama, la personalità artistica di Rossini è stata spesso fraintesa, tanto che ancora oggi sopravvivono stereotipi che non tengono conto dei suoi lati contradditori. Un uomo affabile e spiritoso, ma allo stesso tempo riservato e malinconico; un artista che si è sempre proclamato uomo del Settecento nonostante la vera e propria riforma che le sue opere hanno rappresentato per la musica italiana ed europea di inizio Ottocento. Non esiste un modo semplice per comprendere l’enigma di Rossini, se non affidarsi alla sua musica”.
Rossini fu molto stimato anche da Beethoven e Wagner, al quale rivolse la celebre battuta: “Così io avrei fatto senza saperlo della musica dell’avvenire?” come Wagner sosteneva a proposito dell’aria “Sois immobile” dal Guillaume Tell, suo unico esempio di opera romantica e suo “addio” alla produzione teatrale.
Non solo musica dell’avvenire, ma “musica esoterica”, come è stata definita la Petite Messe Solennelle, la sua ultima composizione sacra e una delle più inconsuete.
La produzione artistica di Rossini si differenzia seguendo le stagioni della sua vita, componendo 39 opere in soli 19 anni e passando dall’opera buffa all’opera seria, dalla musica vocale a quella strumentale per terminare la sua vita artistica con la musica sacra.
Famosissima la trilogia comica, considerata la vetta delle sue opere buffe, composta da lavori molto differenti tra loro come la frizzante L’italiana in Algeri, il raffinato Il Barbiere di Siviglia e Cenerentola, con una iniziale introspezione psicologica.
Ma, leggiamo su un testo in mostra: ”Ė probabilmente nell’opera seria che Rossini lascia il segno più importante per lo sviluppo dell’opera successiva […] sono tra i più alti esempi di quella che si può considerare una riforma dell’opera italiana”.
La sua musica ci accompagnerà durante tutta la visita, un fil rouge che collegherà la visione di oltre un centinaio di dipinti, oggetti, partiture e manifesti, bozzetti teatrali lungo un affascinante percorso che testimonia il lungo rapporto del Teatro alla Scala con la musica di Rossini.
Seguendo la vita e il lavoro artistico di Rossini siamo passati di sala in sala, accompagnati da manichini a grandezza naturale, creati appositamente sulle misure delle grandi cantanti che indossarono i meravigliosi costumi di scena esposti.
Quale miglior modo di terminare l’omaggio all’uomo spiritoso e al grande compositore, se non farci accogliere, alla sommità di uno scalone fiancheggiato da ritratti di Rossini, da una simpatica caricatura di Rossini buongustaio, che attorciglia spaghetti sulla forchetta introducendoci in una elegante saletta dove, comodamente seduti su sedie in stile, possiamo immergerci nelle arie rossiniane mentre un video ripercorre le opere del grande marchigiano?
Per visitare la mostra Gioachino Rossini al Teatro della Scala
C’è tempo fino al 30 settembre 2018
L’accesso alla mostra è compreso nel biglietto d’ingresso al Museo, che si può acquistare online.
Lunedì – Domenica 9.00 – 17.30 ultimo ingresso ore 17,00
Un consiglio non solo di viaggio per conoscere Rossini
Tanti sono i motivi per una vacanza nelle Marche. Gli amanti della lirica non possono perdere quest’anno il Rossini Opera Festival che Pesaro, città natale del grande compositore, dal 1980 gli dedica ogni anno nel mese di agosto e che il 29 febbraio, giorno del compleanno di Rossini, ha inaugurato l’anno rossiniano con l’esecuzione in forma di concerto del Barbiere di Siviglia, la sua opera più famosa di cui ricorre quest’anno il bicentenario della composizione.
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