Mostra l’abside (anzi tre absidi) a chi la guarda dal fondo valle. L’unica parte, insieme alle pareti laterali, che sporge dalla montagna che pare abbia inghiottito una facciata che non è mai esistita. E’ la chiesa di San Siro, un gioiello romanico che si innalza isolato sulle pendici della Val Camonica, a Capo di Ponte.
Misterioso il suo orientamento, quasi volesse “volgere le spalle” alla valle e agli uomini che la abitano con il frastuono delle loro vicende quotidiane, rifugiandosi nel silenzio delle profondità della montagna.
La storia di San Siro si perde nei secoli
Misteriosa anche la sua storia. Perlomeno la sua fondazione. Non vi sono documenti scritti che la attestino con sicurezza. Bisogna affidarsi a deduzioni, come la dedicazione a San Siro, secondo la tradizione primo vescovo e poi patrono di Pavia, capitale longobarda e che, sempre secondo la tradizione, cristianizzò la Val Camonica.
Anche un frammento marmoreo di gusto longobardo avvalora la tesi degli studiosi che San Siro in origine fosse una più piccola cappella longobarda dell’VIII secolo forse, ma chissà, l’attuale cripta della bellissima chiesa che oggi vediamo aggrappata alla roccia, in posizione dominante sul fiume Oglio e sul fondovalle.
Quattro secoli più tardi la costruzione della chiesa attuale avrebbe inglobato l’antico edificio con le sue morbide arcate e le sue basse colonne dai capitelli scolpiti.
Nel’400 venne aggiunto l’alto campanile che sembra additare il cielo, interrompendo l’armonia dell’abbraccio tra le antiche pietre di San Siro e la roccia della montagna.
La chiesa
Prima di entrare dall’ingresso aperto sulla navata a meridione, mi soffermo a guardare i volti di pietra e le teste di animali che completano gli archetti ciechi delle absidi. Figure di animali fantastici del bestiario medievale, sirene dal corpo di donna e di pesce, draghi che divorano sé stessi, unioni di animali diversi a rappresentare le terribili forme del male, da guardare e rifuggire, trovano posto sulle arcate e su due colonne ai lati del portale leggermente incassato e dalla ricca lunetta scolpita, al cui centro un angelo richiama sia l’Apocalisse che l’evangelista Giovanni.
Entrando, è forte l’impressione data dall’irregolarità delle tre navate, che si allargano verso le absidi ma soprattutto del pavimento, più alto nella navata centrale e nel presbiterio, seguendo le forme della roccia.
L’interno è spoglio, severo. Emana una pace austera. Alle pareti pochissimi affreschi staccati e riportati come quadri e un drammatico crocefisso che sembra cogliere il Cristo nel momento in cui esala l’ultimo grido dalla bocca aperta, con gli occhi già chiusi nella morte e le membra irrigidite nello spasimo.
I capitelli delle colonne continuano il loro racconto fantastico di mostri mentre mi sposto verso il fondo della chiesa, attratta da una scalinata di pietra addossata alla parete di una navata. Alti gradini salgono e si fermano contro il muro addossato alla montagna.
Forse il percorso iniziatico dei catecumeni che nel giorno del battesimo si sarebbero immersi nella grande vasca di pietra a forma di tino.
Un unico blocco tratto dal fianco della Concarena, per millenni montagna sacra per le genti della Valcamonica e che, testimone fedele dei riti degli antichi Camuni, ha offerto la sua pietra ai battezzandi per accompagnarli nel cammino della nuova fede.
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Un’altra chiesa che “volta le spalle” è San Fedelino in Valchiavenna
Per visitare San Siro
La chiesa è visitabile rivolgendosi alla Pro Loco Capo di Ponte
Molto competenti e disponibili i volontari che vi accompagneranno.
telefono 0364/42080 – proloco.capodiponte@invallecamonica.it
Per arrivare a Capo di Ponte
Capo di Ponte è servita dai treni delle Ferrovie dello Stato