Sepino, rovine romane e secoli di transumanza

da | Mar 26, 2021

sepino teatro

Una serena bellezza, è questa la prima impressione che ricevo arrivando al sito archeologico di Sepino, l’antica Saepinum Altilia, in provincia di Campobasso.

Tutto intorno un paesaggio rurale quasi splendente nella luce di un mattino di sole. Sullo sfondo le alture del Matese, da dove scendeva la strada verso la costa adriatica trasversale all’antico tratturo che da Pescasseroli in Abruzzo portava a valle di Candela, nel Tavoliere delle Puglie.

Un lungo tragitto di oltre duecento chilometri percorso dalle legioni romane in epoca imperiale e prima ancora dalle greggi che dai tempi più antichi scendevano a fine estate verso i pascoli di pianura.  

Prima di arrivare alle rovine cammino per una quieta campagna, passando sotto l’arco che delimita l’entrata in un piccolissimo borgo di vecchie case contadine. Da un muro spunta una iscrizione latina. La grossa pietra incisa è stata riutilizzata per lo spigolo della casa.

Testimonianze dell’antica Sepino

La dimensione quotidiana, quasi domestica del luogo è sottolineata dalla presenza di case tutto intorno al semicerchio del teatro romano. Un colpo d’occhio particolarissimo, che lo fa sembrare allestito per una rappresentazione attuale, con lo sfondo  della scena allestito con eleganti modelli di case. Che invece sono vere abitazioni, costruite nel ‘700 e che ora fanno giustamente parte del sito e del suo fascino.

Non posso lasciarlo senza una foto con questo sfondo!

teatro di Sepino

Tra il verde degli alberi e l’azzurro intenso del cielo di una giornata particolarmente tersa spuntano resti di costruzioni e gli archi degli accessi al teatro.  Poco oltre inizia il giro della cinta muraria costruita con piccoli blocchi di pietra chiara del Matese, posti elegantemente obliqui a “reticolo”. Una torre angolare è incappucciata da lunghe, folte piante ricadenti che sembrano farla diventare parte della natura intorno.

Poco discosto dalle mura mi appare, nella sua pietra di calcare bianco, il mausoleo di Publius Numisius Ligus, dalla forma lineare ed essenziale “ad ara” ed eccomi arrivata alla porta Boiano, una delle quattro poste al termine del cardo e del decumano, ognuna con un nome che ne indica l’orientamento (Boiano, Benevento, Tammaro, Terravecchia),

Entrando a Sepino

Un punto importante per la vita di Saepinum, il punto cruciale della sua economia. Qui l’antico tratturo Pescasseroli-Candela entrava in città, lasciando le zolle della campagna per le pietre del lastricato del decumano.

Nella stagione della transumanza centinaia, migliaia di pecore accompagnate dal latrare dei cani e dalle voci dei pastori entravano da questa porta sotto gli occhi attenti degli esattori dei tributi per attraversare la città o fare una sosta nel lungo viaggio.

porta-boiano-sepino

Alla sommità del grande arco d’ingresso due statue di barbari prigionieri, celebrative delle vittorie dell’Imperatore Tiberio (forse nelle guerre contro i Dalmati e i Germani) come si legge nel testo dell’iscrizione.

Sepino mostra l’impianto tipico di una città romana: perimetri di abitazioni e botteghe, le terme, la grande piazza del Foro all’incrocio tra cardo e decumano, ormai priva degli edifici che lo circondavano.

Solo una piccola selva di colonne sormontate da capitelli ionici. Null’altro resta della Basilica, un tempo luogo di incontro, di commerci, tribunale e luogo del culto imperiale. Le sue colonne si innalzano contrastando con il loro biancore il verde brillante del prato, il morbido pavimento che ha sostituito marmi e mosaici.

Lascio Sepino e la sua pace con questa immagine negli occhi e il desiderio di ritornare nel cuore.

Per saperne di più

Sul Molise puoi vedere gli articoli precedenti, magari iniziando con “Che sorpresa il mio viaggio in Molise”

Museo della città e del territorio di Sepino