Da un anno sono solo ”una” vagabonda.
Si, non siamo più vagabondi in coppia. Forse ve ne sarete accorti, i post degli ultimi mesi riguardavano solo me e non più “noi”.
Perché ve lo dico solo ora? Perché perdere il proprio compagno di vita è talmente devastante che non è facile scriverne, comunicarlo a chi non ci ha conosciuti personalmente, non ha avuto con noi una consuetudine di rapporti d’affetto.
C’è bisogno di elaborare quanto è accaduto. E ognuno ha i suoi tempi. I miei sono lunghissimi. Non ci posso fare nulla.
Ho scelto di scriverne proprio ora aiutandomi con la ricorrenza, quasi una pietra miliare, uno stop di riflessione che pone fine a un periodo in cui ho continuato il nostro progetto quasi rabbiosamente, quasi a significare che nulla era cambiato, che io avrei continuato per tutti e due, anche da sola.
Naturalmente non è così. Si è trattato di una reazione, comprensibilissima, ma pur sempre una reazione emotiva, ben poco razionale. Sarà, inevitabilmente, diverso.
Certo, continuerò il “nostro” vagabondare ma “la voce narrante” (la sensibilità con cui vivere i viaggi, gli eventi, gli incontri) sarà solo la mia.
Anche se la presenza di Giordano non mi verrà mai meno.