Visto dall’alto sembra uno strano pizzo di terra e di roccia. É Su Nuraxi, “il nuraghe” di Barumini, una imponente fortezza circondata dai resti delle capanne del villaggio.
Tanto diverso dagli altri e tanto importante da meritare quell’appellativo: “il” nuraghe. Non uno dei tanti, tantissimi disseminati in Sardegna (oltre 7000), ma il solo ad essere definito così.
Visitare Su Nuraxi, che sorpresa!
Non i resti più o meno conservati di una grande torre di pietra, ma un complesso di capanne (ne sono ovviamente rimaste solo le basi in pietra) raggruppate intorno a una costruzione imponente: quattro torrioni che circondano la massiccia torre centrale, separate da un camminamento. E ancora un altro muro che li circonda, con altre tre torri di difesa.
Sono la sola italiana, in quel momento, a visitare Su Nuraxi ed ho il privilegio di una guida tutta per me.
Mi spiega che quello che vedo è il risultato di lavori di secoli a partire dal 1500 a.C. e che Su Nuraxi è stato utilizzato fino al 700 d.C., ben oltre l’epoca nuragica, che si esaurisce più di un millennio prima, intorno al 500 a.C.
Quello di Barumini è il più rappresentativo dei “nuraghi complessi”, costituiti da più di una torre. Veri e propri castelli dell’antichità, servivano a tenere sotto controllo e a difendere il territorio di un gruppo.
I massi sovrapposti delle torri sono ciclopici. Penso al lavoro che fu necessario per tagliare e trasportare quegli enormi pezzi di duro basalto, posti gli uni sugli altri per formare una torre via via meno ampia e formare una falsa volta in chiusura.
Secoli di lavori per difendere Su Nuraxi
Solo secoli dopo la sua costruzione la torre iniziale fu circondata dalle altre quattro, orientate verso i punti cardinali e divise in stanze sovrapposte come la torre centrale.
Passando dalla cinta muraria che lo difendeva, entriamo nel mastio centrale.
É una sensazione strana, quasi di inquietudine quella che provo. L’improvvisa oscurità e l’angustia dei passaggi mi rende insicura nello scendere enormi gradini consumati da infiniti saliscendi. L’oscurità mi fa sentire in un mondo diverso, sconosciuto e dalle dimensioni gigantesche.
Dal foro della volta entra una luce che contrasta violentemente con l’oscurità dello spazio interno. Poi, lentamente, mi abituo e comincio a vedere nelle pareti enormi nicchie.
A cosa saranno servite? Forse ospitavano i guerrieri che erano di guardia. E quei fori ciechi, così alti nelle mura? Probabilmente sorreggevano le travi di un ballatoio di legno, un camminamento interno tutto intorno alla torre, per poter controllare l’esterno dalle feritoie.
Poco alla volta le enormi pietre spoglie si rivestono, nella mia immaginazione, e riprendono il loro aspetto di migliaia di anni fa, quando tra loro passavano e si incrociavano uomini armati che, forse, avranno imbracciato le armi e gli scudi che ho visto nei piccoli, deliziosi bronzetti ammirati nei musei.
Chissà, forse anche loro, in battaglia, avranno indossato quegli elmi dalle lunghe corna!
Il villaggio di Su Nuraxi
Scendiamo nello stretto percorso che collega la torre centrale con le altre torri.
Getto un’occhiata dentro le cavità ormai spoglie di ogni traccia della vita che vi scorreva e poi ritorno all’aperto per guardare quell’insieme di costruzioni circolari che caratterizza Su Nuraxi.
Tra loro una si distingue per essere più grande e mostrare ancora all’interno del suo perimetro un sedile circolare. Gli archeologi l’hanno chiamata “la capanna delle assemblee”, convinti che fosse utilizzata per riunire chi nel villaggio aveva un ruolo decisionale e per praticare cerimonie rituali, come suggeriscono le cinque nicchie del suo basamento.
Nella lunga storia di Su Nuraxi, storia di espansione e di decadenza, un ultimo periodo prima dell’occupazione punica nel V sec. a.C. vede un nuovo modello di capanne.
Stanze quadrangolari riunite a raggiera intorno a uno spazio centrale circolare, dove veniva raccolta l’acqua. Per usi domestici o per riti legati al culto delle acque, come avevo visto nella Grotta di Su Mannau? Non lo possiamo sapere.
La decadenza di Su Nuraxi
Quello che gli archeologi ci possono raccontare è che dall’arrivo dei nuovi venuti il villaggio e la fortezza di Su Nuraxi iniziano la loro decadenza, fino al loro abbandono e al successivo utilizzo in epoca romana come sepolcreto.
Una lenta e inesorabile fine, che terminerà nei primi secoli dell’era cristiana.
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